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Giò,
Giovanni Buzi, scrittore, pittore, e amico

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Un'altra
Il mio corpo contro il tuo. Il cavallo galoppa fra alberi spogli. Neve e freddo; il solo tepore sei tu. Tant'aria e non respiro! Sono carne triturata. Eppure, vorrei vivere ancora. Il cavallo si ferma. M'aiuti a scendere. Aggrappandomi a te, urlo dal dolore. Il mio petto si solleva, ma soffoco! Sento i morsi delle torture. Sollevo le palpebre gonfie. Vedo il tuo cranio di cristallo trasparente; la stessa materia del tuo corpo e del cavallo alato. Lontano, un filo di fumo; hanno acceso il rogo anche se sei riuscito a salvarmi. Avranno trovato un'altra donna. Avranno trovato un'altra strega.

Un'altra, di Giovanni Buzi (2008)

Qualche parola per ricordare qualcuno

Giovanni Buzi

Giovanni Buzi

Ciao Giò...
Ora il cielo è davvero più blu...



Giovanni Buzi (Gianni) si è spento il 17 marzo 2010 dopo una lunga lotta contro il cancro. Pittore, scrittore, insegnante, era prima di tutto un essere libero, creativo e amante. Nato a Vignanello (provincia di Viterbo), il 10 marzo 1961, era andato a vivere a Roma all'età di 18 anni per studiare all'Accademia delle Belle Arti e la letteratura nell'ambiente vibrante ed emancipatore dell'Italia di allora. Il suo umanesimo ateo si manifestava con una curiosità universale. La scoperta di altre persone, di altre culture, d'altre fonti di bellezza non hanno smesso di animarlo. Per lui l'unica oscenità era l'arroganza dei potenti e la rassegnazione dei sottomessi. Ha affrontato la malattia con un coraggio e una lucidità eccezionali. Si è fatto amare da tutti quelli che l'hanno curato. Durante i pochi mesi di tregua dal male, fra settembre e dicembre 2009, ha dipinto centinaia di quadri che terranno viva la sua presenza. Quando ha saputo che non c'era più nessuna speranza, ha deciso di morire nella dignità e ha scelto il momento della sua partenza. Sopravviverà attraverso la sua pittura, la sua scrittura e l'immenso amore che ha dato in ogni momento della sua vita. Ciao Giovanni, è stato un onore conoscerti, e un priviliegio chiamarti amico.

Massimo Minardi, agosto 2009

Massimo

Ciao, Massimo
Grazie di tutto



Volevo dirti che sei un uomo Speciale, non te l'ho mai detto, ma lo sei. Più che Speciale. E sei nel mio cuore, oggi, come ieri, e come domani anche se adesso il cuore lo tengo tra le mani. Volevo dirti grazie per quello che ci hai dato; poco, diresti, invece ci hai incantato. Siamo più ricchi, e veri, e adulti, grazie a te, ma siamo anche più poveri, adesso, senza te. Volevo dirti che oggi ho pianto, è stato facile, di certo non un vanto. Lo so che tu sorridi, e pensi che sia matto, eppure vorrei tanto riaverti qui subito, di botto. Volevo dirti che un giorno "ci rivedremo ancora", come dissero a quel "Massimo" di Roma, di certo famoso, ma mai come te in questo pomeriggio, quando il sole brillava eppure il cielo era più grigio. Volevo dirti ciao, amico mio, e so che insieme a me sono in molti a volertelo dire, così io ti saluto per un po', e lascio spazio a quelli che voglion continuare...

Gianluca Scacco, settembre 2010

Gianluca

Ciao Gianluca...



Con l'acceleratore a manetta fai la barba alle nuvole, il viso inondato di luce e vento, ti fermi a salutare tua moglie e i bambini, gli soffi un bacio e poi riparti col sorriso sulle labbra, fino alla prossima nuvola, e di nuovo ti fermi, saluti, sorridi, e riparti ancora verso le nuvole in attesa...

Bruno Cannizzaro, marzo 2011

Bruno

Ciao, Bruno, ciao, Ispettore...



Con le mani grandi e forti ora stringi nubi e stelle. Le accarezzi senza graffi, sorridendo sotto i baffi. E ti porgono l'inchino, abbracciandoti pian piano. Poi sussurrano il tuo nome, in un coro di "ciao Bruno".

Dario Doddi, ottobre 2011

Dario

Tre cose di te



Ci sono tre cose di te, tra i tanti tuoi pregi, che ho sempre apprezzato in modo particolare, quel tipo di cose che capita spesso di associare a un amico quando pensi a lui. Particolari che possono sembrare poco importanti, come ad esempio il modo in cui uno sorride, oppure il tono della voce, o anche il tipo di abbigliamento preferito, e così via. E invece spesso è proprio grazie ai particolari che subito nella mente si forma, come per magia, una fotografia della persona a cui stai pensando, un’immagine che ti resta impressa nella retina del cuore e non sbiadisce mai. Mai. Per prima cosa i tuoi baffi, baffi speciali che stanno bene addosso solo alle persone speciali come te. E poi le nostre chiacchierate atipiche, quando si faceva fatica a capire chi di noi due parlasse di meno. Forse per questo mi sono sempre trovato a mio agio con te. Potevamo stare a parlare, si fa per dire, un’ora di seguito, e tutto quello scambio di battute brevi e quegli sguardi d’intesa valevano più di un milione di parole. E alla fine, quando ci stringevamo la mano per salutarci mi sentivo come se avessimo parlato per ore, ma senza stancarsi mai. Il terzo particolare è il tuo rapporto con la campagna, una cosa che io invece non sono mai riuscito ad avere. Quando ero bambino andavo spesso con mio padre per i campi a cogliere gli asparagi, e quando sono cresciuto ci sono andato con gli amici. Ma poi ho smesso, di raccoglierli e di mangiarli. Finché non sei arrivato tu, e da quel giorno ho ripreso a mangiare asparagi, a quintali. Quando arrivava la primavera pensavo subito a quanti asparagi avresti raccolto, e ne hai sempre raccolti tantissimi, per tutti. E non solo quelli: grazie a te ho scoperto l’esistenza di verdure che mai avrei immaginato potessero essere così buone. Mi ricordo di una volta, appena pochi mesi fa, quando a notte fonda non c’era traccia di te, uscito a cogliere asparagi da parecchie ore. E il telefonino spento, e questa è la quarta cosa… E così eccoci a saltare in macchina e a organizzare una squadra di ricerca, ricerca finita ovviamente con il tuo placido rientro a casa con un enorme mazzo di asparagi tra le braccia e il solito sorriso candido e sornione nell’alzare le spalle alle nostre facce preoccupate. Ci sarebbero altri particolari, a dire la verità, ma ce n’è uno che vale davvero per tutti: il sorriso dei tuoi nipoti o dei figli di amici davanti alle tue mani sempre tese, piene di tanta buona cioccolata al latte. Ed è così, con questi particolari che ti vedo adesso: sorridi, con i baffi scossi da un vento leggero, gli occhi che si fondono nell’azzurro del cielo, una mano piena di graffi e di asparagi, l’altra mano piena di cioccolatini, e un miliardo di bambini sorridenti che fanno la fila per rubarti la cioccolata, e per abbracciarti. Ciao, Dario. P.S. Per la cioccolata non c’è problema, ma quando hai finito con i bambini c’è un sacco di altra gente che ti vuole abbracciare… e mangiare gli asparagi...

Massimo Di Sena e Fabio Falcioni, 2007-1997

Max e Fabio

Ciao ragazzi



Ci sono vuoti che non si possono riempire, puoi usare fiumi, mari di parole, ma resta sempre troppo spazio dentro al cuore, e quello che puoi fare è soprattutto ricordare. Dieci anni (era il 2007) fa scrissi questi versi dedicati a Fabio; queste stesse parole, fino all’ultima virgola, sono perfette anche per Massimo: “Vorrei che tu fossi qui, ad ascoltare queste parole. Vorrei che tu fossi qui, a guardare insieme la partita, davanti a un boccale di birra ghiacciata. Vorrei che tu fossi qui, a passeggiare sotto i raggi del sole, e guardare sulla spiaggia le onde del mare in attesa che la lenza cominci a vibrare. Vorrei che tu fossi qui, a gridare infuriato per una palla che non ti ho passato, ma poi sottorete continuiamo a saltare con la faccia infangata da sabbia e sudore… …Vorrei che tu fossi qui, per questi e per mille altri motivi che io conservo nel cuore sempre vivi" Tutti e due, Fabio e Massimo, hanno condiviso con me quei momenti, insieme a chi li ha scritti ma anche, e soprattutto, insieme a tanti tra chi legge. Persone che hanno avuto e ricambiato il loro affetto, di cui non scrivo il nome, ché a farne un elenco ci vorrebbero ore, e di certo rimarremmo in difetto. Fabio e Massimo ora sono di nuovo insieme, a ridere e saltare, e pure noi, dall’altra parte della rete, continuiamo a giocare, nella vita, ed è grazie ai loro punti se vinceremo la partita. E’ stato bello avervi per amici, e lo è tuttora. Grazie di cuore. Ci rivedremo un giorno, ma non ancora.

Domenico Brasili

Mio padre

Ciao papà...



... con te non ci riesco, non basterebbe un romanzo intero. Dammi il tempo di scriverlo. Un abbraccio forte.

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